Opzione Donna, cambia tutto: controlla subito se rientri nei requisiti

La possibilità di andare in pensione con la formula Opzione Donna era stata molto apprezzata, ma la misura è ancora ampiamente discussa. 

Già rispetto all’anno scorso, per questo 2024 la platea di donne che potranno utilizzare lo scivolo Opzione Donna si è notevolmente ridotto.

opzione donna nuovi limiti sui criteri di accesso
Oggi è ancora più difficile accedere a Opzione Donna – Gazzettapmi.it

Nel 2023, infatti, potevano andare in pensione le lavoratrici rientranti in determinate categorie e situazioni, come ad esempio la perdita del lavoro o l’invalidità, e le età erano state stabilite in 61 anni in caso di assenza di figli, 60 se con un figlio e 59 con due figli. Oggi alcuni criteri sono cambiati ed ecco cosa può accadere in caso di licenziamento e un’età di 59 anni.

Opzione Donna, attenzione al particolare che ti fa perdere l’accesso alla pensione

Oggi, dopo l’approvazione delle normative aggiornate in merito all’Opzione Donna, non basta aver perso il lavoro (essere state licenziate) per rientrare nella misura-scivolo.

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Oggi sono più stringenti i paletti per andare in pensione – Gazzettapmi.it

Per il 2024 infatti, la misura è limitata alle seguenti categorie di lavoratrici:

  • disoccupate, licenziate o dipendenti di imprese per le quali è attivo un tavolo di confronto per la gestione della crisi aziendale;
  • che assistono persone con disabilità grave ai sensi dell’articolo 3, comma 3, della legge 5 febbraio 1992, n. 104;
  • che hanno ottenuto riconoscimento di invalidità civile di almeno il 74%.

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In linea generale, nel 2024 per accedere a Opzione Donna ci vogliono 35 anni di contributi e 61 anni compiuti entro il 31 dicembre. Ma solo se si tratta di “lavoratrici licenziate nell’ambito di tavoli di crisi aperti”, si può ottenere la riduzione di due anni. In questo modo si ha l’accesso a 59 anni, che devono essere compiuti entro il 31 dicembre.

La norma che regolamenta questa possibilità è la legge 197/2022, comma 292, che si riferisce specificamente a “lavoratrici licenziate o dipendenti da imprese per le quali è attivo un tavolo di confronto per la gestione della crisi aziendale presso la struttura per la crisi d’impresa di cui alla legge 296/2006“.

Di fatto, con le recenti correzioni attuate dal Governo, si allunga di un anno l’accesso al pensionamento, anche per le donne lavoratrici invalide al 74% e le caregiver che assistono una persona con disabilità grave da almeno 6 mesi. Il requisito contributivo invece rimane invariato per tutte, ovvero di 35 anni.

L’ennesimo tentativo da parte del Governo, dunque, di disincentivare le uscite anticipate dal lavoro, perché purtroppo il sistema pensionistico sta crollando su se stesso. Non ci sono le risorse e più gli anni passano e minori saranno gli importi degli assegni a quei pochi fortunati che potranno andare in pensione.

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